Sigaretta elettronica, fa male? La verità svelata da uno studio

Da mesi, ormai, ci si interroga sulla nocività dell’ecig. Le domande sono sempre le stesse “La sigaretta elettronica fa male?” “I liquidi in essa contenuta sono sicuri?” Cosa aspiriamo veramente? Quesiti a cui finalmente sembrerebbe esserci una soluzione, almeno stando alle ultime due ricerche condotte dall’Università Federico II di Napoli.

I ricercatori partenopei, hanno infatti provveduto ad analizzare i liquidi presenti all’interno delle sigarette elettroniche, finendo con il riscontrare, che, quest’ultimi sarebbero più che sicuri e che il quantitativo di nicotina inalata dagli “svapatori” (questo il nome dato a chi è solito fumare sigarette elettroniche) sarebbe di gran lunga inferiore a quella introdotta nell’organismo con le sigarette classiche.

Sigaretta elettronica – I risultati dello studio

Stando a quanto espresso da Marco Trifuoggi, docente di chimica analitica presso l’ateneo napoletano, i liquidi presi in esame presenterebbero tracce più che tollerabili di materiali ritenuti nocivi per l’uomo (cromo, manganese, piombo, etc). Come se non bastasse, la sigaretta elettronica rilascerebbe circa 1/3 della nicotina emessa da una comune “bionda”.

Quest’ultimo dato, emergerebbe anche da uno studio “Made in Usa”, ad opera dell’Arista Laboratories, uno dei più famosi laboratori di ricerca americani. Stando a quanto rilevato dai ricercatori statunitensi, il contenuto complessivo di nicotina rintracciabile in una sigaretta elettronica sarebbe pari a 0,3 mg, contro i 0,9 della sigaretta tradizionale.

Alla luce di ciò, secondo la ditta Ovale, finanziatrice degli studi realizzati dall’Università Federico II di Napoli, questi risultati renderebbero ancor meno comprensibile l’accanimento dell’attuale governo nei confronti della sigaretta elettronica. Strumento, che, statistiche alla mano, sembra star ottenendo ottimi risultati nella lotta contro il vizio del fumo.

Stando a quanto espresso dal portavoce della ditta Ovale, il Parlamento dovrebbe comprendere, che, approvando una tassazione del 58,5% si finirà per mettere in crisi un intero settore in grado di produrre lavoro e ricchezza e che, alla lunga, potrebbe finire con il ridurre la spesa sanitaria pubblica.

 

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