Sigaretta elettronica, la tassa arriva o no?

Sigaretta elettronica, il dispositivo più gettonato del momento (persino più dell’iPhone) continua a far parlare di sé. L’ultimo tormentone, infatti, riguarda l’arrivo di un’eventuale tassa sull’e-cig.

Sigaretta elettronica – Imposta in arrivo?

Dell’arrivo di una tassa per l’ecig, se ne era già parlato lo scorso novembre 201 nel decreto Sviluppo, poi nuovamente a dicembre nella legge di Stabilità. Ultimamente l’imposta è tornata in auge con un emendamento al decreto sulla situazione debitoria della Pubblica Amministrazione.

Timidi tentativi fino ad oggi, visto che, nessuno è ancora riuscito ad imporre una tassa sulla sigaretta elettronica, tuttavia, è lecito pensare che l’imposta potrebbe arrivare, vista la crisi dello Stato, costretto a fare i conti con le mancate accise incassate per via del drastico calo di vendite delle “bionde tradizionali”.

Sigaretta elettronica e nuova tassa – La situazione attuale

Stando a quanto affermato dagli esperti, lungo il 2013, lo Stato finirà con l’incassare 720 milioni di euro in meno di accise sulla vendita delle sigarette tradizionali. Una vera e propria voragine che potrebbe ampliarsi ulteriormente.

Tra le ipotesi al vaglio, un rincaro del 100% del prezzo del prodotto. Opzione praticabile, visto che, il prezzo finale della sigaretta elettronica, ad oggi, si aggira attorno ai 25 euro per un grossista che importa il prodotto finito dalla Cina. I dettaglianti l’acquistano ad un prezzo intorno ai 35 euro per poi rivenderla all’acquirente finale per una somma intorno ai 50 – 55  euro.

A contribuire a prolungare le tempistiche di un’eventuale tassa sull’e-cig, anche la difficoltà di classificazione del prodotto, che al momento non è ancora stato identificato né come un prodotto da fumo né come dispositivo medicale.

Nel primo caso, con molta probabilità, le sigarette elettroniche dovrebbero essere vendute nelle tabaccherie. Nel secondo caso, invece, bisognerebbe destinare la vendita di quest’ultime alle farmacie.

Al momento vige l’incertezza, il Ministero delle Finanze continua a prendere tempo, nonostante il pressing asfissiante delle multinazionali del tabacco.

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