Sono 11 milioni gli italiani che rinunciano alle cure perché non in grado di pagarle: è questo quello che emerge dal rapporto di Censis-Rbm Salute presentato ieri a Roma al Welfare Day sulla sanità integrativa. Erano 9 milioni nel 2012 ma a distanza di quattro anni, complice una crisi senza fine, sono aumentati di circa 2 milioni. Un dato che fa riflettere e che punta il dito contro un sistema sanitario che non funziona come dovrebbe, con file chilometriche per chi si affida alla Usl e visite celeri solo se a pagamento.
La ricerca del Censis mette in evidenza alcuni numeri che non lasciano spazio a fraintendimenti quanto a come gli italiani affrontino il tema della salute: intanto sono 10 milioni i cittadini che ricorrono sempre di più alla sanità privata e ben 7 milioni quelli che si rivolgono alle prestazioni in attività intramoenia (ovvero a domicilio) dei medici. Non possono aspettare e stare in coda per potersi curare nel Ssn: così almeno afferma il 72% degli assistiti. Il boom dei 34,5 mld di spesa sanitaria privata si spiega in grandissima parte così. Ma a fronte di chi, pur con fatica, si sobbarca spese importanti per curarsi, c’è una parte di Italia che non se lo può permettere e così rinuncia alle cure necessarie solo ed esclusivamente per un discorso economico.
Tra gli 11 milioni di chi ha desistito dal curarsi o prende tempo rinviando le visite quando può, 2,4 milioni sono anziani e 2,2 milioni sono i millennials ovvero i giovani. Sono ovviamente le categorie più deboli a rinunciare a visite e cure per cause puramente economiche. Occorre riflettere…
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