La sensibilità al glutine non celiaca è un disturbo molto diffuso, così come afferma un recente studio condotto su persone affette da disturbi gastrointestinali. I sintomi si concretizzano in dolore addominale diffuso, difficoltà di digestione, episodi marcati di diarrea. Lo studio Glutox che ha indagato in proposito, ha dimostrato chiaramente che 1 paziente su 5 con sintomi gastrointestinali funzionali, ossia non spiegati da una patologia organica, potrebbe avere una sensibilità al glutine non celiaca.
Il Dottor Luca Elli, coordinatore dello studio Glutox, e membro del Dr. Schär Institute, afferma:
Il successo dello studio è stato quello di aver identificato in modo chiaro un sottoinsieme di pazienti con diagnosi certa di SGNC tra quelli reattivi al glutine. Questo approccio rappresenta un punto di partenza per lo sviluppo di un protocollo diagnostico per la SGNC ed in assoluto è il primo lavoro ad aver integrato i criteri di Salerno[2]. Infine c’è un riscontro molto pratico: per un numero rilevante di pazienti si apre la prospettiva di una terapia dietetica di facile introduzione, come l’alimentazione senza glutine, quale soluzione al proprio stato di malessere, con il conseguente abbandono di terapie farmacologiche inadatte e spesso gravate da importanti effetti collaterali
Quando si definisce un paziente sensibile al glutine ma non celiaco? Avviene per esclusione: i pazienti che, pur presentando sintomi molto simili a quelli della celiachia che sono dunque provocati dal glutine, non risultino, dopo esami ematici e biopsie endoscopiche, né celiaci né allergici al grano sono classificati come affetti da sensibilità al glutine.
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