Sigaretta elettronica: tassa contro l’aumento dell’Iva

Una nuova tassa sulla sigaretta elettronica per rimandare il rincaro dell’Iva? Il Governo italiano sembrerebbe essere pronto ad adottare questa strategia. Quali ripercussioni avrà questo provvedimento?

Con molta probabilità, una tassazione elevate sulla sigaretta elettronica, oltre a frenare un mercato in costante crescita, alla lunga potrebbe finire con il provocare una vera e propria corsa al risparmio da parte degli italiani, che, ai negozi specializzati nella vendite delle e-cig, in seguito alla tassazione, potrebbero preferire i siti internet, di certo più economici, tuttavia, anche più rischiosi per la salute. Controllare la provenienza dei liquidi contenuti in una e-cig venduta online, infatti, risulta essere molto più difficile rispetto ad un normale controllo di routine eseguito in un negozio presente su strada.

A lanciare questo allarme è il presidente dell’Anafe (associazione produttori di e-cig), Massimiliano Mancini, dichiaratosi dall’arrivo di una tassa per la sigaretta elettronica.

Sigaretta elettronica – La tassa

A quanto ammonterebbe l’imposta? Secondo le indiscrezioni, il Governo starebbe pensando ad una tassa piuttosto elevata, nella misura del 60%. Un vero e proprio salasso per gli operatori del settore, che, finirebbe con il promuovere l’acquisto di prodotti di dubbia provenienza e maggiormente a rischio.

Secondo Mancini, imponendo una tassa sulla sigaretta elettronica, quest’ultima finirebbe per divenire molto più costosa in Italia rispetto agli altri paesi europei, per tale ragione, i negozi del Belpaese finirebbero per chiudere, con un conseguente calo delle vendite e riduzione dei posti di lavoro.

Una vera e propria follia, che spingerebbe gli utenti ad acquistare online o all’estero e arrestare un fenomeno in crescita, che sembra rivelarsi positivo per la salute dei tanti cittadini ormai divenuti ex fumatori grazie a questo dispositivo elettronico. Con molta probabilità, il nuovo provvedimento dovrebbe entrare in vigore a partire dal primo gennaio 2014. Ovviamente nulla è ancor certo. Per tale ragione, sperare in un dietrofront è più che lecito.

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